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pinguin-attimi  

 

Vincent Gregory espone le sue opere al Comune di Bioggio, tra gli ampi corridoi e le sale del Municipio, sono ospiti inattesi i suoi pinguini, in numero incalcolabile, come esseri in fermento e spesso in movimento. A volte si diradano e lasciano  le loro abituali fattezze, per ritornare a pullulare come fiori o foglie in  attimi di colore, sembrano ricercare altre identità, tra armonia e caducità, sciolgono l'io umano.Vincent Gregory,  senza sosta si è occupato di disegno nella sua vita, una indagine sul segno- lineareche una volta tracciato 

raggiunge una sua forma compiuta. Tracciati che iniziano il loro viaggio tra flusso continuo e intervalli, linee rette e curve  a volte spezzate dal distacco della punta segnante che  si districa nel raccontarsi e raccontare la presenza di più soggetti. La riflessione  è particolare, tocca il tempo e la ripetitività ed è vincolata dal gruppo, sono pinguini che rivestiti umanamente, animano questi lavori. Gregory attimo dopo attimo intraprende con loro  il suo mestiere di vivere... Pienamente assorbiti dalla volontà, questi suoi esseri con piccole ali e grossi becchi sembrano al di là della loro intenzione comunque vagare, ora più che mai sciogliersi nell'ambiente circostante, divenirne polpa, appartenere sempre di più all' indiviso pianeta-mondo.La sua operazione di grafico-artista, inizia dai suoi cartoni bianchi ma prosegue anche su tele preparate a gesso e caseina, dove un segno-scrittura si allarga a macchia d’olio, abbracciando i vari formati.Su supporti spesso quadrati, traccia strutture, motivato dal tema di esseri che fanno e corrono, spesso raffigurati come da lontano, decolora le contraddizioni del movimento della società di massa , la reinterpreta  e suscita attimi anche poetici... usa ecoline, tempere colori ad acqua e poca materia.Questi  umane-cellule dalle sembianze dei particolari pennuti, in questa esposizione e in alcune opere si ritrovano appena,  rapportandosi al colore sembrano perdere  profili, confondere i confini.Se il primo periodo del artista era in bianco e nero, i motivi venivano replicati con estremo controllo,ora il  suo operare prende distanza dai  primi cartoni e cerca e  assume  una  sospensione.Lo stesso  tempo di esecuzione, tocca più fasi, dove il primo stadio viene sopraffatto dalla ricerca più travagliata di un atmosfera emozionale. In questo ultimo ciclo di lavoro, Vincent sembra viva il  colore come luogo dell'anima e moto delle suggestione. Gli attimi  grafici  sembrano perdersi in atmosfere pittoriche , la tinta diviene  attimo, atto tra sensibilità intima e realtà fugace e genera sul lavoro un contrappunto linguistico e formale. L'apparente compiutezza del grafico, scompare per aprirsi in un divenire formale altro, indefinibile e inafferrabile ma salvifico appunto nella dimensione poietica. Esseri viventi che ritornano all'acqua, alla terra, al sole, all'aria,  nella gamma dei colori atmosferici. Momenti sulla luce, che ricercano toni, cancellature e ripensamenti che divengono nuovo corpo cromatico, materia  accettata dal fare più pittorico. Come in ritmi cosmici ora Vincent lascia tracce visibili solo di becchi, ali, occhi e la massa cromatica diviene fibrillante.Sembra realtà incorporea senza prevaricazione della sfera mentale. Accende passaggi e trasparenze inattese spesso anche per l'autore. Gregory ha intrapreso un cammino che si attua nel suo perdere quella definizione lineare - mentale, restituendo respiro all’immaginazione, tra attesa  e  apparizioni, coglie attimi lirici colmi di breve durata. Il circolo sembra aprirsi all’infinito, proprio per questa grande genesi che ricorda in ogni istante la ri-nascita, si chiude e si apre come  magia  individuale, danza vitale non solo umana.Ancora una volta è l’individuo che può non perdersi, sembra dirci l’artista Vincent Gregory, ma congiungersi all'ambiente, luogo d'ogni umore, che non è circoscritto e non prevede nessun copione.E' in quanto tale l' ATTIMO è  tempo che seppur fugge, ha in se la permanenza irripetibile d'ogni vivere .Riconoscere l'attimo è una grazia, è rispetto profondo della natura in noi e oltre noi. Il pensiero come la pittura  appartiene alle discipline che rendono accessibili i luoghi dell'anima. La dimensione d'ascolto, diviene orientamento profondo del sé. Il pensiero può determinare ogni nostra  azione... ma abusarne blocca il flusso di integrità, diviene un potere che utilizziamo sull'altro,  si perde e svanisce la propria realtà-necessità  sia come dimensione poetica sia come armonia e valore universale. Vincent Gregory sembra cercare un pensiero -respiro che mosso dall'interno, si avvicina all'aria e  non ha confini ma sposa ogni creatura.  Il fare creativo nella sua autenticità ha  intime appartenenze,  diviene luce  come alimento creaturale, non sorge solo dal buio, lo comprende prendendolo a sé, come relazione aperta tra materia e spirito, trasporta e trasforma ogni emozione del vivere, crescita continua del sé e diviene anamnesi collettiva.

 

 

                                                                                                             Loredana Müller Donadini, Bellinzona  2010